Giocattoli, le etichette di genere non sono necessarie

di Valentina Cervelli Commenta

Sono necessarie le etichette di genere quando si parla di giocattoli? La risposta è ovviamente no e non solo perché tale distinzione è realmente nata nel corso degli anni più bui dell’umanità moderna, ma perché questi accessori devono essere vissuti per quello che sono: ovvero uno svago adatto a tutti.

Perché obbligare i bambini a sottostare a tali norme?

Purtroppo quella che è la tendenza a dividere e giudicare senza motivazione è frutto dell’incapacità della gente di muoversi in base a quel che è giusto e non al pregiudizio. Perché nell’ambito dei giocattoli i bambini dovrebbero sentirsi in colpa a voler giocare con un bambolotto e a cucinare e le bambine dovrebbero rinunciare ad avere a che fare con macchinine e robot?

Fortunatamente la società sta parzialmente cambiando e sintomo di ciò è anche l’annuncio fatto da Lego, una delle più importanti produttrici di giocattoli a livello mondiale che ha fatto sapere che smetterà di mettere etichette di genere sui giocattoli. Si tratta senza dubbio di una iniziativa notevole in un mercato dove spesso certe decisioni non vengono mai prese, talvolta semplicemente con il timore di perdere il proprio target, non comprendendo che forse, interrogando in tal senso i propri clienti, potenziali e non, sia possibile comprendere quello che davvero vogliono e agire al meglio.

Lego elimina le etichette di genere

Per quel che concerne la Lego e il suo annuncio di smettere di utilizzare le etichette di genere, tale decisione nasce proprio da un sondaggio appositamente commissionato dalla società danese in merito ai suoi prodotti e alla percezione dei più giovani. La ricerca condotta dal Geena Davis Institute on Gender in Media ha rivelato infatti che mentre le bambine non si pongono praticamente alcun problema a giocare con i kit e le confezioni Lego pensate per i maschietti, il 71% dei bambini ha invece paura di essere preso in giro nel caso in cui avessero avuto il desiderio di poter giocare con i mattoncini “targetizzati” per le bimbe.

E come ha riportato il Guardian parlando dello studio, dal sondaggio si evince che tale paura è condivisa e talvolta addirittura più alta nei genitori. Dati che mostrano come il pregiudizio e credenze di diversa tipologia stiano non solo rovinando per i più piccoli l’approccio a qualcosa di normalissimo ma come queste divisioni poco intelligenti stiano portando al tramandare ben più problematiche criticità tra gli adulti.

Non stupisce quindi la decisione della Lego di togliere le etichette di genere da scatole e sul sito e di dividere tutti i suoi giochi per “passione”. Sarebbe stupendo se altre società decidessero allo stesso modo.

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